Uzbekistan: la leggenda di Bibi - Khanum

Samarcanda, la città più bella del mondo.

Se deciderete di esplorare l'antica città di Samarcanda, rimarrete incantati dalla magnificenza della Moschea di Bibi-Khanum, una delle costruzioni più imponenti dell'Asia Centrale.

Dietro le sue mura maestose si cela una leggenda affascinante che intreccia amore, gelosia e la nascita di una tradizione ancora oggi presente in molte culture: l'uso del purdah, il velo che separa le donne dal mondo esterno.

La vicenda inizia con Tamerlano, famoso condottiero uzbeko che voleva che Samarcanda divenisse la città più bella del mondo e così, prima di partire alla volta di una nuova spedizione militare, ordinò che durante la sua assenza venisse eretto un grande complesso religioso costituito da due moschee, una scuola religiosa e un ostello per i pellegrini.

Questo complesso sarebbe stato intitolato a Bibi-Khanum, una principessa di origine mongola, la preferita e adorata tra le sue nove mogli.

Per realizzare il progetto, Tamerlano si affidò ad un talentuoso architetto persiano proveniente dalla città di Mashad al quale la bellezza e intelligenza di Bibi-Khanum non passarono inosservate.

Con il passare delle settimane, l’architetto si innamorò perdutamente di Bibi-Khanum e, approfittando della sua posizione, le pose una condizione inaspettata per portare a terminare l’opera: avrebbe completato la moschea solo se la regina gli avesse concesso un bacio. 

Presa dall’orgoglio di portare a termine il lavoro e dalla lealtà verso suo marito, Bibi-Khanum tentò di rifiutare arrivando anche ad offrire all’architetto le donne più belle della città pur di distrarlo da lei ma non ci fu nulla da fare. I giorni passavano e la moschea rimaneva incompiuta e in lei iniziò a crescere sempre di più il timore che il suo sposo sarebbe tornato prima che l’opera fosse completata.

 

Al che, ormai giunta al limite per via di tutte le continue avance e i ricatti, suo malgrado Bibi-Khanum cedette e concesse un casto bacio sulla guancia all’architetto. Il bacio però, bruciante di passione da parte di lui e di imbarazzo da parte di lei, le causò una brutta e grande ustione sulla guancia. Un segno che non si poteva nascondere facilmente.

Temendo la reazione del marito, Bibi-Khanum si coprì il viso con un velo, la purdah, simile al burqa afgano ed impose a tutte le donne a corte e della città intera di fare lo stesso.

 

Una volta rientrato a Samarcanda, Tamerlano non accettò che nell’intimità della loro casa la principessa continuasse ad indossare questo velo che le copriva il volto e messa alle strette la obbligò a mostrarsi, svelando così il suo segreto.

Infuriato per l’accaduto, ordinò che l’architetto fosse punito severamente. Ma la lezione più grande la riservò a sua moglie: la fece seppellire viva, adibendo a tomba una parte della moschea appena finita e da quel momento in poi, nessuna donna del regno avrebbe mai più potuto mostrare il proprio volto in pubblico, segnando così l’inizio della tradizione del purdah.

 

L’eredità della leggenda

 

Sebbene non vi siano prove storiche concrete che colleghino direttamente questa leggenda alla nascita del purdah, il racconto rimane profondamente radicato nella cultura e nell’immaginario popolare dell’Asia Centrale. Diffuso in varie forme in molte società islamiche e indo-persiane, rappresenta oggi una elemento che ha assunto significati religiosi, culturali e sociali differenti a seconda delle epoche e dei contesti.

Scrivi commento

Commenti: 0